Per avere certezze, come detto altrove, bisognerà attendere il 15 aprile: quando verrà redatto il Documento di Economia e Finanza e messo tutto nero su bianco. Fino ad allora, pertanto, è bene prendere con beneficio d’inventario tutte le informazioni in circolazione.
Ad ogni modo, a quanto riferisce Francesco De Dominicis su Libero, il più importante degli impegni presi sin qui da Renzi, quello di dare, da maggio in poi, 80 euro netti mensili in più in busta paga a chi ne guadagna fino a 25.000 lordi all’anno, potrebbe non essere rispettato per intero.
C’è la possibilità, infatti, che la detassazione in oggetto, per problemi di Bilancio, ovvero la difficoltà a reperire mediante tagli strutturali le necessarie coperture finanziarie nonché per un andamento dell’economia peggiore del previsto, si trasformi in un mero bonus da erogare “una tantum”. In questo modo, i “beneficiari” non otterrebbero quel danaro ogni mese ma, al pari di coloro che usufruiscono della social-card, solo quando lo stato fosse in grado di versarlo. Per il premier sarebbe un duro colpo; passerebbe, sin da subito, per quello che molti, sin dai tempi di scuola, quando veniva chiamato “il bomba”, gli rimproverano d’essere: un cazzaro. Ma c’è dell’altro.
Renzi, come noto, vorrebbe anche ridurre l’Irap del 10% procurandosi le risorse con un inasprimento del prelievo sulle cosiddette rendite finanziarie (ovvero: sul risparmio). Il punto è che, mentre a suo avviso, incrementando la tassazione dal 20 al 26% sui risparmi si otterrebbero 2,6 miliardi di euro l’anno, secondo i calcoli fatti dal servizio Bilancio della Camera dei Deputati, al massimo se ne racimolerebbero 1,38 (più precisamente: 230 milioni di euro ogni punto di prelievo fiscale in più). Quindi, il Nostro, anche in questo caso, potrebbe andare incontro ad una mezza débâcle: dare alle imprese meno di quanto loro promesso.
Staremo a vedere.
